GIULIANOVA – Finisce sul tavolo della procura della Repubblica di Teramo il caso dello sfratto del capoclan dei Rom giuliesi, Achille Di Rocco, 56 anni, dalla casa popolare del quartiere Annunziata di Giulianova, da parte dell’amministrazione comunale locale. Una denuncia per discriminazione razziale è stata infatti presentata dal legale del nomade, un personaggio storico nella comunità giuliese. Nel suo esposto, descrivendosi vittima di una sorta di ‘apartheid’, sottolinea "un’azione politica condotta dall’amministrazione del Comune di Giulianova, che sembra decisa a voler ‘risolvere’ il problema dell’integrazione tra la ‘popolazione’ e i ‘rom stanziali’, tramite lo ‘spostamento’ di questi dalle case popolari". La polemica nasce dallo sfratto che la famiglia rom (tra i cui componenti ci sono anche una invalida ultraottantenne e un ragazzo di 10 anni), ha subito dal sindaco Francesco Mastromauro, sulla base di una condanna subita anni fa dalla moglie del capoclan, successivamente annullata in un processo di revisione della causa. Sullo sfratto esiste un contenzioso civile con il Comune di Giulianova, ma Di Rocco ritiene che "un normale procedimento amministrativo volto a verificare la sussistenza dei presupposti per un’eventuale decisione di revoca dell’assegnazione di unalloggio popolare, è stato presentato come un’iniziativa politica, ‘spettacolarizzata’ tramite un’inusuale e martellante ricorso alla stampa".
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